L’ultimo decennio è stato caratterizzato dalla criminalizzazione dell’alcool in generale, un’ondata di disinformazione e superficialità da cui anche il vino, erroneamente accomunato ai superalcolici, si è trovato ad essere travolto, arrivando a pagare, spesso al posto di altri prodotti realmente dannosi, il prezzo di stili di vita e consumi poco attenti ed informati. Contestualmente, si è assistito però ad una crescente attenzione verso la conoscenza del
patrimonio fenolico dell’uva e dei vini, in relazione alle potenziali attività salutistiche. In particolare dei flavonoidi, dal potere antiossidante, e degli stilbeni, che avrebbero addirittura il potere di bloccare e ritardare la cancerogenesi. Fanno parte rispettivamente del primo e del secondo gruppo, il resveratrolo e la quercetina, molecole bioattive dotate di potenzialità fitoterapiche, tra cui attività antiossidanti e anti-infiammatorie, che risulterebbero, tra l’altro, da 10 a 20 volte più potenti della vitamina E nel proteggere l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità LDL, riducendo quindi la formazione di colesterolo cattivo e il rischio cardiovascolare.

Esistono uve in grado di condensare ancora di più questo potere salutistico e una di queste è il Sagrantino, vitigno autoctono dell’Umbria, dove cresce principalmente nei territori che circondano il comune di Montefalco, in provincia di Perugia, coltivato su 670 ettari gestiti da circa 350 produttori. Il suo nome sarebbe riconducibile al latino sacer, sacro, poiché la pianta era coltivata dai monaci e il suo vino era utilizzato, oltre che per servire messa, anche per celebrare le varie ricorrenze religiose. La sua uva è una delle varietà più tanniche al mondo (i polifenoli sono pari a 4.174 mg per litro, quasi il doppio di altre varietà rosse) e una delle più ricche di antociani (circa 2040 mg/l, quasi il triplo del Sangiovese), classe di pigmenti idrosolubili appartenente alla famiglia dei flavonoidi, che conferisce al vino la sua intensità cromatica.
L’uva di Sagrantino è quindi un frutto sano e, cosa meno nota, estremamente dolce, visto che arriva ad avere un grado zuccherino molto elevato, pari a circa 260 grammi per kg, superando di gran lunga quello di tutte le altre uve. Eppure, se pensiamo al vino che se ne trae, quello che balza subito alla mente è
la sua astringente tannicità, normalmente presa d’esempio anche nei nostri Corsi di Sommelier per far capire il concetto di “vino tannico”. Cos’è allora che avrebbe impedito a quest’uva di esprimere nel vino la propria naturale morbidezza? Semplice: il disciplinare. La Docg Sagrantino di Montefalco, attiva dal 1992, ha imposto infatti di limitare il residuo zuccherino a 3 g/l (si pensi che l’Aglianico del Vulture ammette fino a 10 g/l e il Primitivo di Manduria addirittura 18 g/l), costringendo i produttori a trasformare in alcol tutto lo zucchero presente nelle uve. Questo limite, che fa sì che ne nascano vini necessariamente robusti e molto caldi, ha indotto un piccolo gruppo di aziende del territorio a sperimentare una strada alternativa, ispirata alla vinificazione tradizionale del Sagrantino e vicina al carattere morbido e accogliente della regione umbra. Si tratta del progetto
Vino e Salute, capitanato dalla cantina Signae e al quale aderiscono anche altre aziende della zona di Bastardo, comune del perugino, tutte dotate di tecnologie all’avanguardia in cantina, tra cui la criomacerazione, e che si impegnano nell’evitare l’uso di solfiti e della chimica di sintesi. Un progetto che mira ad andare oltre il Disciplinare e che permette al Sagrantino di esprimere anche il suo lato “tenero”: quella morbidezza data dalle uve raccolte a maturazione avanzata, che si fa protagonista di vini Igt come Rossobastardo (blend di Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Sagrantino raccolto surmaturo) e Benozzo (Sagrantino in purezza) della cantina Signae, ma prodotti secondo i medesimi crismi e uvaggi (con nome diverso), anche dalle altre cantine coinvolte nell’iniziativa.

Ma questa “riabilitazione” dell’uva Sagrantino non finisce qui e valica i confini del vino: una delle aziende, Campo della Maestà, ha infatti anche lanciato la produzione di confettura di Uva Sagrantino, ottenuta da uve di Sagrantino selezionate a mano e immediatamente lavorate, per dare risalto a fragranza, salubrità e naturale dolcezza del frutto. L’analisi cromatografica liquida ad alta prestazione (HPLC) del campione ha rilevato picchi relativi ai composti anticianosidici e polifenolici tali da aver indotto all’introduzione sperimentale della confettura anche in alcune mense ospedaliere, come alimento terapeutico, oltre al prossimo inserimento tra i prodotti salutari sugli scaffali delle farmacie. Un prodotto sano (contiene 90 g di frutta per 100g di prodotto), oltre che buono, che per la sua dolcezza non eccessiva, percorsa da piacevole acidità, lo vede compagno ideale di pecorini tipici umbri ben stagionati, magari abbinati ad un calice di Sagrantino di Montefalco Passito. Un esemplare della Docg davvero interessante, non a caso scelto per essere servito durante i viaggi papali a bordo della Classe Magnifica Alitalia, è il Seméle, anch’esso della cantina Signae. Rubino nel calice con unghia sfumata verso il granato, evidenzia al naso intensi profumi di prugna secca e in confettura, gelatina di frutti di bosco, datteri scuri, cannella e spezie dolci, avvolte da una costante sottofondo di erbe aromatiche e toni minerali. Ancora più ricco e sorprendente l’assaggio, che da un incipit dolce vira verso dinamici ritorni minerali e salini, disciplinati in chiusura da un tannino austero ma perfettamente integrato. Quello stesso tannino che finalmente trova la sua naturale ragion d’essere, se messo accanto al lato tenero del Sagrantino.
Montefalco Sagrantino Passito Semèle 2010
Tipologia: Rosso Dolce Docg - Uve: Sagrantino 100% - Gr. 14% - € 20 (0,375) - Bottiglie: 10.000 - Matura 15 mesi in acciaio e 18 in tonneau. Affinamento in vetro di 24 mesi.
Cantina Signae Cesarini Sartori
Loc. Purgatorio
06035 Torri di Barattano, Gualdo Cattaneo (PG)
Tel. 0742 99590
www.rossobastardo.it
info@rossobastardo.it