lunedì 23 ottobre 2017

SuperTuscans: I grandi vini nobili toscani

 

Quella dei SuperTuscans (termine, con tutta probabilità, coniato intorno alla metà degli anni '80 dal guru Robert Parker critico enologico americano che apprezzò particolarmente questo stile di vino attribuendogli punteggi altissimi)  è una storia strana fatta di contraddizioni, innovazioni e consapevolezze che le memorie di questa regione dovevano e potevano essere ridisegnate attraverso vini che sarebbero stati amati e odiati al tempo stesso, ma che ha permesso all'Italia non solo di confrontarsi con il grande panorama enologico mondiale, ma di far conoscere la nostra terra, in modo particolare la Toscana, anche sotto il  profilo turistico  aprendo agli amanti del vino di tutto il mondo  un percorso enogastronomico che ha reso questa regione tra le più affascinanti e visitate al mondo.
Siamo negli anni '80, esattamente nel 1985, quando viene eletto il miglior vino del mondo un capolavoro assoluto uscito finalmente dai cancelli della tenuta in cui viene prodotto, ovvero la Tenuta San Guido di Bolgheri di proprietà del Marchese Mario Incisa della Rocchetta che, già negli anni venti, studente a Pisa, sognava di creare un vino di razza, aristocratico. 
 
 
 
 


La prima annata di produzione è del 1968, un blend di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. La vinificazione è avvenuta in due piccoli tini aperti di legno di rovere dalla capacità ognuno di 20 ettolitri. L'invecchiamento ha avuto luogo in caratelli di Rovere di Slavonia dalla capienza all'incirca delle barriques. Messa sul mercato, questa annata di questo vino, oggi conosciuto con il nome di Sassicaia, ebbe accoglienza degna di un Premier Cru Bordolese.

Tra i capostipite anche il Vigorello di San Felice, che nell'anno 1968 azzardava già un taglio composto da Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot.

Un altro esempio di SuperTuscans, oltre al sopra citato Sassicaia, sono anche e soprattutto il Tignanello dei Marchesi Antinori, che aggiunse, sin dalla prima annata di produzione (1971) al Sangiovese il Cabernet Sauvignon. E' stato il primo Sangiovese ad essere affinato in barrique, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali (quali il Cabernet), e tra i primi vini rossi nel Chianti a non usare uve bianche. Tignanello è una pietra miliare. E' prodotto con una selezione di Sangiovese, Cabernet Sauvignon ed oggi anche  Cabernet Franc. Dopo un affinamento in barriques per 12 mesi circa, il vino riposa in bottiglia per un ulteriore anno di affinamento.
Dallo spicchio più assolato della collina di Tignanello. Dalle migliori uve del vigneto migliore. Il resto è passione, cura, attenzione e ricerca. Così nasce Solaia, (prima annata di produzione 1978)prodotto con le più selezionate uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Sangiovese dell'omonimo vigneto. Il vino viene poi affinato in barriques per 12 mesi circa e per un ulteriore anno in bottiglia.
Il Guado al Tasso, altro prestigioso vino “icona” della Tenuta, rappresenta appieno il territorio bolgherese esprimendone tutta la struttura, l’eleganza e la complessità. Prodotto con Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot, il suo affinamento si svolge per circa 14 mesi in barriques nuove di rovere francese e per ulteriori 10 mesi in bottiglia.

Last but non least di questa lista esemplificativa ma non certo esaustiva dei SuperTuscans  la Tenuta dell'Ornellaia, di proprietà della famiglia Frescobaldi, dove il desiderio di esprimere le eccezionali qualità è stato fin dal principio alla base della filosofia di Ornellaia. Ornellaia è un cuvée di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot, espressione fedele di un terroir unico da sempre in armonia con la natura. Sempre di proprietà della famiglia Frescobaldi il vigneto Masseto della Tenuta dell'Ornellaia ha dato il primo vino nella vendemmia del 1986. Si chiamava semplicemente “Merlot”. Il nome Masseto è apparso in etichetta con la vendemmia del 1987. Masseto è un vino dalla grande e complessa personalità in cui la struttura notevole si combina sempre con una bellissima eleganza. Ogni annata ha la sua identità e rappresenta, per il piacere dei suoi appassionati, le incredibili possibilità d’interpretazione che le variazioni del clima possono offrire: la nobile opulenza del 2001, la densa struttura tannica del 1998, o la grande eleganza del 2007.
Così ogni annata del Masseto è unica, e, al tempo stesso, è un tutt’uno con le altre. Rappresenta dunque una singola testimonianza della speciale alleanza tra terroir, clima e talento umano che definisce il Masseto, e insieme dimostra il valore senza tempo di questo vino.  Il Masseto è un vino molto speciale, un vino che va ben oltre l’eccellenza.

sabato 23 settembre 2017

Lo Schioppettino di Prepotto annata 2013


Il Friuli è sempre stato noto per i bianchi, in particolare il pinot grigio e il sauvignon che costituiscono il 50% del patrimonio vitivinicolo.
Questo rosso friulano, che si produce unicamente nel comune di Prepotto in provincia di Udine, nasce da un vitigno (ribolla nera), versatile e complesso, che ha trovato qui la sua dimora ideale tale da portare un gruppo di coltivatori della zona a fondare un'Associazione, appunto L'Associazione dello Schioppettino di Prepotto.
Dal colore rosso rubino intenso, dalle note fruttate di marasca, frutti piccoli di bosco e lampone, caratterizzato dalla speziatura di pepe che resta al naso e si conferma al gusto sottolineandone il carattere, gradisce il  lungo affinamento che conferisce eleganza e fascino al palato. La china è la componente che emerge dopo un'ora di apertura. L'acidità è il tappetto sul quale si trovano gli aromi di bocca. La molecola che favorisce i sentori di pepe è il rotundone presente nella misura di circa 560 mg.
Il Friuli si trova sul 46°parallelo; zona sempre fresca, favorita da un perfetto connubio tra clima e terreno.Clima ideale dove soffiano i venti balcanici e quindi non si trova umidità, ma aria sempre asciutta. Il terreno ponca/ flish, prettamente marnoso-argilloso di origine eocenica, è ricco di sali e microelementi che conferiscono al vino una specifica ed inconfondibile connotazione. Questa Doc è situata tra le zone più prestigiose del Friuli Venezia Giulia: I Colli Orientali del Friuli, con la tipica forma di mezzaluna regala omogenità qualitativa nella produzione. La zona di Prepotto è attraversata dal fiume Judrio.



Nella zona più a Nord di Prepotto si trovano vini più equilibrati. Tra le diverse aziende qui troviano Ronco dei Pini, che regala un vino dalle caratteristiche note fruttate e dalla speziatura più dolce con sentori di ginepro e tabacco biondo e con una bell'acidità, così come quello dell'azienda La Buse dal Lof, che ha i vitigni molto vicini a quella di Ronco dei Pini. L'azienda Stanig si trova nella zona di Albana che presenta un terreno più sassoso.Lo Schioppettino di Prepotto è diverso ed ha caratteristiche uniche rispetto a tutte le altre zone dove si coltiva lo stesso vitigno.

lunedì 11 settembre 2017

Ramisco. Il vino quasi introvabile


Questo vino prodotto a nord-ovest di Lisbona, in Portogallo, tra qualche decennio correrà il rischio di estinguersi e diventare un lontano ricordo. Siamo nella zona del Colares,  misteriosa quanto affascinante. 

Un po' di storia:
 
La coltivazione è sempre stata faticosa e particolare, in quanto essendo i terreni sabbiosi, per permettere alle radici delle viti di affondare nell' argilla e creta, si dovevano scavare buche profonde anche due metri. I vitigni non sono stati mai innestati, in quanto nei terreni sabbiosi il parassita Fillossera non sopravvive.

I vitigni crescevano poco al di sopra del terreno e si sviluppavano in orizzontale, protetti da muretti di pietra, proprio come avviene nell'isola di Pantelleria, in quanto i forti venti provenienti dall'Oceano Atlantico rischiavano di bruciare letteralmente i grappoli di uva. La varietà dell'uva che da origine ai vini di Colares è il Ramisco , una varietà autoctona che molto probabilmente è l'unica in Portogallo a non essere mai stata innestata. Le uve che ne derivano hanno consentito di sviluppare dei tannini naturali ed una acidità al di fuori della norma, tanto che l'imbottigliamento avviene dopo anni ed anni di affinamento in botti di legno, cosi che il vino può durare poi, una volta imbottigliato, praticamente in eterno.

Oggi:

Situazione oggi molto diversa. La zona, essendo a meno di un'ora di macchina da Lisbona è diventata zona di villeggiatura con molte seconde case, ma di vigneti quasi il nulla. 
Sotto questo profilo la zona del Colares, un tempo florida, adesso è per cosi dire addormentata;  infatti sono stati impiantati nuovi vigneti con nuove tecniche agronomiche e sempre senza piede americano.  
  
Ramisco











Colares di Antonio Bernardino Paulo
 
Si racconta che questo vino presenta aromi eleganti di bacche mature, accompagnate da note di sottobosco, mentre in bocca è risultato ricco di corpo e struttura, il tutto supportato da una bella spalla acidità, ancora in evidenza. Di questi vini oggi non se ne trovano più, e bevendoli si capisce perché questi Ramisco invecchiati un tempo fossero considerati vini nobili per gente nobile nell'anima!
 
 
 
 

lunedì 19 giugno 2017

I vini di Josko Gravner

La terra
Ancora adolescente Josko comincia a vinificare le uve dei vigneti piantati intorno a casa. L’utilizzo dell’acciaio prima, e della barrique poi, segnano una strada che attraversa buona parte degli anni ’80 e ’90, fino alla svolta e all’introduzione in cantina delle "anfore" provenienti dalla Georgia, da cui deriva il nome dei suoi vini.
Una viticoltura, quella di Josko, che con il passare del tempo si è spogliata di ogni tecnicismo, naturale fino all’intransigenza, figlia di un attento lavoro in vigna, dove da oltre vent’anni è bandito ogni prodotto di sintesi. Gli oltre trenta ettari vitati, di cui la maggior parte di proprietà, sono situati in varie località del comune di Oslavia, in provincia di Gorizia. A un’altitudine che varia tra i 150 e i 270 metri sul livello del mare, le viti godono di esposizioni ottimali e crescono su terreni tipicamente calcarei e marnosi. In vigna, si applicano un rigore e un metodo che riconducono alle più antiche credenze popolari del territorio e alle più remote tradizioni locali, con il tempo dimostratesi autentiche più di ogni altra cosa. In cantina, le lunghe macerazioni sulle bucce e le lunghissime maturazioni in legno, sono naturali conseguenze di un percorso volto alla valorizzazione non solo delle uve ma di tutto il territorio in sé. È così che nascono vini unici, "infiniti", capaci di andare oltre ogni definizione legata al biologico o al biodinamico. Realizzati tutti secondo la medesima filosofia produttiva che vede l’utilizzo di sole uve in perfette condizioni, raccolte a mano e subito lavorate; la fermentazione avviene a contatto con le bucce nelle famose anfore interrate, importate dalla Georgia, con lieviti indigeni e senza controllo della temperatura. Dopo la svinatura e la torchiatura i vini ritornano in anfora per almeno 5 mesi prima di iniziare la maturazione in grandi botti di rovere dove restano per 6 anni.



La cantina



Le anfore





I vini




























Alcuni vini dell'Azienda:

Bianco Breg, uvaggio di Chardonnay, Pinot Grigio, Riesling Italico e Sauvignon Blanc nel millesimo 2008. Il colore è ambrato, molto concentrato dovuto all’assenza di filtrazione; il naso si apre con un insieme di buccia d’arancia amara, fiori gialli appassiti, miele di castagno, zafferano e una nota vegetale piuttosto pungente. Il palato è materico, inaspettatamente tannico e corroborato da una dotazione alcolica importante (15%) con una sensazione pseudocalorica piuttosto evidente dopo la deglutizione. Questo vino, benché sia bianco, per concentrazione estrattiva e spessore tannico va servito alla stregua di un rosso tra i 16 e i 18°C. 

Bianco Breg 2006. Ricalca in parte i sentori del primo, cui si affiancano note salmastre e ossidative di ruggine che si rispecchiano nel palato in un contesto notevolmente strutturato.

Ribolla Anfora 2009. Quanto a struttura, rispetto al Breg, andiamo scendendo ma questo vino, oltre a note di mandorle tostate, ceralacca e tè matcha, restituisce in modo calligrafico l’aroma dell’uva Ribolla, ripagando in pieno gli sforzi di Josko che negli anni ha portato avanti diverse sperimentazioni per arrivare proprio a questo risultato. Ci approcciamo quindi alla Ribolla 2006 in cui si compie la sintesi tra la particolarissima e ricca impronta olfattiva e un corpo di notevole impatto.  Per accompagnare quest’ultimo vino un risotto con melone e burrata. Alla domanda se questo possa essere considerato un abbinamento corretto, Mateja (figlia di Josko)  risponde: “Ci sta abbastanza bene ma in fondo l'abbinamento non è importante se il vino è buono rimane buono qualunque cosa ci si abbini.



Azienda Agricola Gravner
Via Lenzuolo Bianco 9
30070 Oslavia (GO)
Tel. 0481 30882
www.gravner.it