giovedì 29 dicembre 2016

Barolista


La tradizione non è mai mummificata, sempre aperta al nuovo, ma legata alle radici con il passato.

Il Nebbiolo coniuga in sé le due anime del grande vitigno di Langa: quella austera e intransigente e quella comunicativa e suadente.
 
Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza.
(Ernesto Guevara, meglio conosciuto come El Che)
 
Invecchiando io rivelo il mio carattere, non la mia morte. Bisognerebbe proibire la chirurgia cosmetica e considerare il lifting un crimine contro l’umanità, per il bene dell’umanità stessa.
(James Hillman, La forza del carattere)

 
BARTOLO MASCARELLO.
CAPPELLANO 1870.
 
I Patriarchi del Barolo tradizionale.
Il testamento del Barolo.
Il Barolo punto e basta.
Vino al Vino. D'Istinto.
 
Barolo di Bartolo Mascarello annata 2005. Millesimo fine, sottile. Annata piovosa e piuttosto fredda, ad undici anni dalla vendemmia ci regala un esemplare buonissimo, caldo, avvolgente e profondo, di anima e di nuvole.
 
Barolo Chinato di Cappellano. Sul finire dell'800 quando Giuseppe Cappellano, fratello di Giovanni (bisnonno di Augusto) farmacista di Serralunga d’Alba con bottega a Torino, mise a punto la ricetta originale del Barolo Chinato, proponendo come “lenimento medicamentoso e antimalarico” quello che presto sarebbe diventato uno dei classici dell’enologia italiana. Nato da ricetta mistica e dall'idea di associare i caratteri terapeutici del vino (alcol e tannini) con l'estratto di chinino già conosciuto nella tradizione farmaceutica europea del tempo. Il procedimento per la sua preparazione è noto – al Barolo già invecchiato si aggiungono estratto di china calissaia miscelata con altre erbe aromatiche, zucchero e alcool – mentre l’elenco delle spezie utilizzate per l’aromatizzazione resta segreto. Oggi è Augusto Cappellano che custodisce la preziosa ricetta tramandata segretamente di generazione in generazione ed avuta dal padre Teobaldo detto Baldo.
 
L'incontro tra vino e spezie garantisce un'armonia di profumi e gusto rendendo l'essenza  una delle più straordinarie sinergie del palato con una persistenza interminabile; un vino seducente come pochi altri, in grado di reggere un abbinamento quasi impossibile come quello con il cioccolato fondente. Il Bonet al cioccolato è la morte sua. Equilibrio dolce e amaro.

venerdì 9 settembre 2016

Malia emotiva nel Territorio dello Champagne


1) Cote des Bars:

Una banda colorita di vigneron impressionisti.
Piccoli produttori in aziende familiari che imprimono ai propri vini il loro carattere individuale,  forse rude e a volte graffiante, espressione del loro territorio montagnoso, della loro personalità e del loro stile individuale!

Sono champagne che escono dal cliché delle grandi Maison e che a volte si rivelano interessanti….a volte no. Più vini che champagne! 


2) Sezanne 

Alla ricerca di un proprio stile.
Quella terra di frontiera dove la champagne classica finisce e la champagne borgognona inizia.

Tra due realtà comunque importanti la Sezanne si difende cercando anche lei una sua identità, pur rimanendo un passo indietro sia dall’una che dall’altra!

E' Champagne, ma senza rilevanti emozioni, sfuma molto in fretta.

 
3) Vallee de la Marne
Il gesso comincia a sentirsi!
Qui il gusto comincia a prendere la direzione giusta e l’inconfondibile mineralità gessosa si  impone dando ai calici quella marcia in più che solo in questo territorio si trova!
Caratterizzato da un notevole bouquet, freschezza e mineralità importanti con proporzionata morbidezza.
Presenti vari vigneron, a volte interessanti ed altre meno. Primeggia Bollinger.

La potenza della Maison  qui è evidente! Complessità, equilibrio, potenza e soprattutto eleganza al di sopra della media! 
Fette di arancia mantecata sopra una fetta di fragrante pandoro contornato di crema e scaglie di nocciole dolci, su un piatto di gesso ghiacciato, seduto sugli scogli del mare della Normandia, in tempesta.



4) Cote des Blancs

Dalla raffinatezza, alla potenza alla raffinata complessità.
Qui si trovano champagne pregiati, caratterizzati da vivacità e carattere, dagli aromi leggeri e delicati, che trasmettono finezza ed eleganza.

I Grand Cru di questo territorio si sono distinti, giustificando il loro prestigio.
Tra tutti un millesimato del 1995 , Leon Launois Prestige, 100% Chardonnay.
Emoziona per il finissimo petillant e le fragranze di resine pregiate associate a frutti canditi.  La freschezza comunque onnipresente seppur moderata dal tempo. Uno champagne espressione di aromi terziari non comune.
Profumi di colorati dipinti ad olio, su tela, montati su  cornici di legno profumato.


5) Montagne de Remis

Eleganza raffinata, alla cima della piramide evolutiva.
Non mi stupisce che qui ci siano 9 dei 17 Grand Cru della Champagne!
Zona storica, giustamente considerata il cuore della Champagne.
L’eleganza, la freschezza, il composto petillant, l’inconfondibile mineralita’ e la grande complessità sono espressioni dell’esuberante territorio di provenienza.
Comtesse Marie de France 100% Pinot Noir, millesimato 1992. Lentamente il Petillant delicato e discreto, ormai solo di cornice e perfettamente integrato con la massa liquida, dona rara cremosità al sorso. 
Eleganti profumi e sapori si alternano in sinergia mentre lo sguardo rimane sedotto da un intenso colore oro, luminoso, ricco, elegante, quasi opulento.
Pasticceria da forno, di quella che ti si scioglie in bocca, arricchita da frutti tropicali mantecati in zucchero di canna, agrumi dolci. Profumi esotici di resine di sandalo e incenso; avvolgente e pieno, vellutato, senza nessuna stonatura.
La freschezza ancora ben presente, ma non invasiva, accompagna un lungo  ed esaltante finale. Il naso non si stanca di adorare tale ricchezza ed ogni sorso, di lunghissima persistenza gustativa, è  seguito da un ulteriore sorso di piacere.
Qui lo Champagne è diventato nettare!

 


 

venerdì 24 giugno 2016

Franciacorta Valentino Maiolini Riserva 2005

Sogno di un brindisi di inizio estate.
 
Durante la stagione dell’estate si è più inclini a prediligere vini bianchi fermi oppure a tuffarsi nell’attimo fuggente di eccellenti bollicine. È giusto bere ciò che ci fa più piacere e bisogna rallegrarsi un po’ dopo la lunga egemonia dei rossi. Per non tediarsi meglio scegliere vini briosi e di grande struttura che aiutino a spezzare la routine per arrivare grintosi alle tanto aspettate ferie o per superare tutti i momenti “no” per coloro che invece le ferie non le potranno fare.
 
Il Franciacorta Valentino Maiolini Riserva 2005 ha un’anima forte, un vino complesso che però ha un ragguardevole apporto di eleganza dovuto al 90% di Chardonnay (il resto Pinot Nero). Questa Riserva, principalmente nata per celebrare il fondatore Valentino Maiolini, fa non meno di 120 mesi sui lieviti ed è dedicata alle migliori annate.

Vino aristocratico che piace sia agli amanti delle cuvée sia ai puristi. Indossa un abito dorato e brillante con un perlage finemente presente nei numerosi volteggi nel bicchiere. L’olfatto è cangiante, viene fuori poco alla volta e questo piace agli “iniziati” che ne apprezzano il carattere austero e non avaro. Così esordisce con sensazioni di mela e alchechengi, di sidro e torroncino alle nocciole per poi espandersi nei profumi di pasticceria spinta e goduriosa come il babà al limoncello. Al centro non smette di esistere una sottile vena minerale di sale e di gesso. Il piglio gustativo è da cavallo di razza: struttura sapida e fresca, bilanciata da una morbidezza adeguata e da una cremosa effervescenza. Retrolfatto lunghissimo e coerente. Grande espressione dello stile aziendale giocato sempre sull’eleganza e al contempo su una ricchezza mai gridata, che non stanca, anzi che invoglia a ripetuti assaggi.
 
Una bella cantina dallo stile sempre raffinato di tutti i suoi vini, dovuto all’unicità del terreno in questo angolo di Franciacorta. Infatti, il segreto dei vini della maison sta nel “medolo” che non è un refuso ma è il termine locale che identifica il calcare bianchissimo stratificato nei millenni all’interno dei suoli di Ome; mineralità e sapidità derivano proprio da questo substrato. Questa Riserva viene tenuta sveglia dal medolo che preserva e valorizza una bella corrente fresca e salina anche dopo lunghe soste sui lieviti.
Dunque, per un appagamento interiore, per sentirsi gratificati, per aspettare l’estate o per riuscire a superarla, ecco un brindisi in controtendenza, con bollicine franciacortine dall’animo un po’ retrò, perché in qualsiasi momento dell’anno, lo Spumante italiano può essere una dimensione dello spirito e un fantastico stile di vita.

 
Majolini
Via A. Manzoni, 3
Località Valle Ome BS
 
 
 
 
 

sabato 14 maggio 2016

Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice 2010 delle Tenute Silvio Nardi


Nel 1950 Silvio Nardi rilevò la Tenuta di Casale del Bosco diventando il primo produttore straniero a Montalcino. Oggi la proprietà è costituita da 36 vigneti suddivisi in tre tenute situate a Casale del Bosco (cuore storico dell’azienda) a nord-ovest di Montalcino, a Manachiara e a Colombaiolo entrambe a est di Montalcino. A dirigere questa grande orchestra è oggi Emilia Nardi, bella e dolce signora che, con maestria e attenzione, ha voluto differenziare in ogni singola bottiglia, il terroir di appartenenza facendo parlare in ogni sorso, ogni singolo vigneto. Si distingue per fascino e bellezza il Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice 2010, nitido esempio di classicità per grazia aromatica e spazialità gusto-olfattiva. È composto da Sangiovese Grosso per il 70% e da Malvasia Nera per il 30%. Già dall’habillage della bottiglia trasparente da 500 ml che avvolge questo nettare, si denotano sapienza, talento e bellezza. La vendemmia è avvenuta manualmente con trasporto dell’uva in piccole ceste. Le uve sono poi state disposte su stuoie per l’appassimento fino al Marzo successivo alla vendemmia. Pigiatura delle stesse e fermentazione in caratelli di rovere da 120 lt secondo le tecniche tradizionali tramandate da generazioni. Affinamento per almeno 5 anni in caratelli.
 

Ambrato carico luminosissimo. Naso aristocratico e complesso giocato tra gli aromi di noce e sigaro toscano e quelli più dolci di caramella d’orzo e torroncino alle mandorle. Il sorso è caldo, avvolgente, denso con tanta armonia elargita da una morbidezza suadente e una freschezza vibrante perentoria che ne allunga la persistenza gustativa. L’abbinamento ideale non esiste. Si può bere da soli o in compagnia di chi si ha più a cuore, perché questi gioielli sono condivisibili solo con chi se lo merita.




 

Tenute Silvio Nardi
Casale del Bosco
53024 Montalcino, Siena
Tel. 0577 808269

lunedì 18 aprile 2016

Batàr 2011 Querciabella

L’azienda Agricola Querciabella pratica un’agricoltura organica da sempre, convertendosi al biologico dal 1988 mentre dal 2000 ha introdotto nei propri vigneti le pratiche della biodinamica, diventando il Chianti Classico un punto di riferimento per la tutela del territorio e dell’ambiente e per la difesa della biodiversità della natura e degli animali.

Il Batàr è uno dei più grandi vini bianchi italiani che nasce in terra di grandi rossi, ha l’appellazione Toscana IGT ed è composto da 50% di Chardonnay e 50% Pinot Bianco.
Nasce nel 1988 con il nome di Bâtard-Pinot ed era un blend di Pinot Bianco e Pinot Grigio, poi nel 1992 si tramutò in Bâtard (sempre con l'accento circonflesso e senza Pinot) perché nel blend fu inserito lo Chardonnay. Infine, nel 1995, il nome fu cambiato in Batàr per evitare confusione con il cugino della Borgogna. Batàr è vinificato appunto secondo lo stile borgognone con fermentazione in barrique, permanenza sui lieviti e con la pratica del batônnage. Le barrique sono principalmente di Tronçais, di Vosges e anche di Allier e sono 30% nuove e 70% di un anno. I vigneti dai quali si produce, si trovano a Ruffoli.
 
Il Batàr 2011 veste un colore oro zecchino. La mineralità pirica, di "cerino appena acceso" rimane il fulcro olfattivo iniziale su cui si adagiano gli altri aromi di cedro candito, mandorla amara, mela renetta, susina matura con piccoli innesti di zafferano ed erbe aromatiche. Profumi così complessi e multi sfaccettati che si vorrebbe dilatare di più il naso per inalarli meglio, per perdersi in essi o annullarsi. Bocca carismatica da grande vino rosso, calda, opulente. Poi c'è un incedere di morbidezza con pennellate burrose che collaborano con l'intreccio acido-sapido in sinergia perfetta. È "giovane" ma, se si chiudono gli occhi e si ascolta dentro di noi questo vino, si ha la netta percezione di bere un Montrachet d’antan; una vocazione questa, senza voler essere pretenziosa ma che rivela una potenzialità assoluta di durare nel tempo e di saper invecchiare magnificamente, come una bella donna dalle movenze fascinose che nel corso degli anni si tramutano in charme ancestrale. Raggiunge il diapason di sublimazione se abbinato a piatti con tartufo bianco.
 
Querciabella
Via di Barbiano, 17
50022 Greve in Chianti (FI)
Tel. 055 85927777
www.querciabella.com
info@querciabella.com

Paxxo 2012 di Stefano Accordini

Il  Paxxo deriva dall'assemblaggio di: Corvina Gentile per oltre il 50%,  Rondinella, Cabernet Sauvignon, che dona persistenza e intensità all’insieme, e infine una percentuale di Merlot che apporta morbidezza ed eleganza.

Le uve provengono dai vigneti storici di Bessole e Fornetto, impiantati da Stefano negli anni Settanta, e dai nuovi siti messi a dimora nel 2000 sulle colline di Fumane, nella zona Classica della Valpolicella.


Un anno in barrique e 6 mesi di affinamento in bottiglia completano il profilo organolettico di questo vino.  Il Paxxo 2012  è abbigliato di rubino nereggiante orlato di amaranto; una possente folata mentolata e tostata fa da apripista a un corredo aromatico all’insegna della dolcezza, con confettura di visciole, sciroppo di cassis, tabacco alla vaniglia, legno di cedro e violette appassite in primo piano; si mescolano quindi cioccolatino alla ciliegia, pepe bianco ed elementi minerali. Il sorso, sin dal primo approccio, è creativo, mostra una struttura a spalle larghe, materica e molto morbida al contempo; la dilagante alcolicità (14,5%) è permeata da tannini docili e sottili, da acidità calibrata e da sensazioni retro-olfattive di frutta rossa in composta. Si sofferma con ostinazione nel palato, oscillando tra una sapidità marcatamente minerale e ritorni speziati.



Stefano Accordini
Loc. Camparol, 10
Frazione Cavalo
37022 Fumane (VR)
Tel. 045 7760138
info@accordinistefano.com
www.accordinistefano.it

lunedì 15 febbraio 2016

Spumentaggiante Trentino





Altemasi TrentoDoc Riserva Graal 2003 Cavit.
 
Cavit è un colosso nei numeri con 11 cantine, 4500 viticoltori associati e 5500 ettari vitati. Collabora con il rinomato Istituto Agrario di San Michele all’Adige che forma i tecnici più qualificati. In questo grande parco vino, tra le 100 etichette, ci sono realtà ben delineate e di mirabile densità qualitativa come questa perla annoverata tra i migliori spumanti italiani. Altemasi difatti rappresenta la linea di eccellenza degli spumanti Cavit. Le vigne sono posizionate tra i 600 metri s.l.m. Riserva Graal ha Chardonnay al 70% e Pinot Nero al 30 %, fa fermentazione parte in acciaio e parte in barrique usate e sosta sui lieviti per 72 mesi. Nel calice c’è dell’oro fuso, dove si susseguono note calde ed evolute di frutta esotica matura, nocciole tostate, miele di castagno, caramella d'orzo e pane abbrustolito. In bocca è a tutto tondo, ricco, strutturato, rifinito da una freschezza ancora a lunga gittata. Questo 2003 con sboccatura 2010 ha creato desideri confusi e bisogni imperiosi di assaggi senza sosta.
 
 
Cavit
Via Ponte, 31
38123 Trento
Tel. 0461381711
cavit@cavit.it
www.cavit.it
 
 
Pojer e Sandri Brut Rosè S.A.
Un metodo classico trentino che ha voluto distinguersi dagli altri Trentodoc e Talento con un'originale definizione "Spumante delle Dolomiti". L'azienda nasce nel 1975 dall'incontro di Fiorentino Sandri e Mario Pojer. Li unì la volontà di produrre vino di gran pregio dai due ettari di vigneti posti tra la Valle dell’Adige e la Valle di Cembra, precisamente sulla collina di Faedo. Attualmente si contano 32 ettari vitati che abbracciano un ampio ventaglio di varietà a bacca nera e bianca. Il Brut Rosè S.A. ha un'etichetta fuori dai canoni convenzionali e rappresenta l'opera di un pittore tedesco rinascimentale, Albrecht Dürer che ritrae una coppia di contadini che ballano. 50% Chardonnay e 50% Pinot Nero. Vino base vinificato in barrique, poi 20 mesi sur lie. Bello, invitante non scontato. Un'effervescenza sottilissima si muove sinuosa nel rosa tenue con venature ramate. Gradevole la percezione fragrante su profumi delicati di ciclamino e ribes. Quando uno spumante dà emozione ed esprime tutta la sua affascinante inquietudine.
 
 
Pojer e Sandri
Via Molini, 4
38010 Faebo TN
Tel. 0461 650342
info@pojeresandri.it
www.pojeresandri.it
 
 
Trentodoc Riserva Quore 2008 Letrari
Uno Chardonnay in purezza e il tocco magico di Lucia Letrari con la sua personalità ed eleganza esteso in questo Trentodoc veramente sorprendente. Con Letrari si va a una sapiente combinazione tra tradizione e ricerca del buono e bello in continuo movimento. L’azienda, nata nel 1976 con Leonello Letrari definito “il grande vecchio” dello spumante trentino, è oggi condotta da un affiatato entourage familiare capitanato da sua figlia Lucia, donna di grande charme, enologa e perfetta pr. Quore è adatto alla seduzione già quando il suo colore dorato s’intravede nella bottiglia di vetro trasparente. Il suo fine perlage si eleva al cielo con suono ovattato dissolvendo profumi leggiadri di limone d’Amalfi, polline e soffi tostati. La bocca è cremosa con bella sapidità e freschezza. Vino base vinificato in barrique, poi 5 anni sur lie. Sete e velluti per chi vuole essere coccolato a tutto pasto.
 
 
Letrari
Via Monte Baldo, 13/15
38068 Rovereto TN
Tel. O464 480200
info@letrari.it
www.letrari.it
 
 
 
 

lunedì 8 febbraio 2016

AR.PE.PE. Rosso di Valtellina

 
AR.PE.PE.
Rosso di Valtellina

 
Il fiume Adda traccia il corso della Valtellina partendo dalla valle di Cancano per confluire nel lago di Como; un lento lavoro, lungo i secoli, ha separato questa vallata dal resto del paese, confinandola in una cornice di montagne tra le più alte d’Europa.
Il versante retico, interamente affacciato a sud, scaldato dal sole e mitigato dall’azione del letto d’acqua, ha permesso alla vitis vinifera di crescere in un ambiente ideale per la produzione di uve di qualità.
I vigneti, dislocati tra i 350 e i 700 metri sul livello del mare, sono sotto il flusso di una costante ventilazione e beneficiano di una considerevole luminosità; l’altitudine apporta i giusti sbalzi termici che, nel periodo estivo, oscillano tra gli 8 e i 20 °C.
Le rocce innalzano la temperatura e rilasciano il calore stivato dal sole, evitando così il rischio di gelate tardive.
 
 
Il suolo, ripido, altamente drenante, con scarse capacità di ritenzione apporta il giusto stress alle piante e costringe le radici a spingersi in profondità, tra le fessure rocciose, in cerca di acqua, in un terreno composto prevalentemente di sabbia e limo.
La mano dell’uomo deve fare il resto: terrazzamenti, raccolta manuale in piccole casse, percorsi poco agibili sono solo alcuni delle difficoltà che i produttori fronteggiano durante l’anno.
Nel 1984 Arturo Pelizzatti Perego, portando avanti l’attività di famiglia, più precisamente del padre e del nonno, fondò l’azienda agricola ARPEPE, con l’intento di imbottigliare la miglior espressione territoriale della Valtellina; Tredici ettari vitati interamente dedicati al Nebbiolo, conosciuto localmente come Chiavennasca, unico vitigno da loro coltivato, con una dedizione quasi sacrale.
 
 
 
Sassella Rocce Rosse 2005 è una delle etichette di punta, affiancata dagli altri due Crus, Buon Consiglio e Vigna Regina, prodotti solo nelle annate favorevoli.
Questo Nebbiolo, grazie alla sua spesse buccia permette agli enologi Isabella e Emanuele Pelizzatti di spingere la macerazione per oltre cinquanta giorni, affinando il vino quattro anni in botti di castagno e rovere per finire poi con altri tre anni in vetro.
Il risultato è intenso. Il naso sfodera una serie di note scure: prugna, tabacco, amarena, sono seguite da chiodi di garofano e pepe; una nota di pietra focaia e di legno amplia il ventaglio aromatico, spostando il vino verso una personalità ancora più cupa. In bocca la freschezza è rappresentata da una vivace sensazione di agrumi; i tannini mostrano una sopraffina eleganza, mentre a deliziare il palato, sono i continui ritorni fruttati.




Degna di nota è anche la Vendemmia Tardiva Ultimi Raggi. La leggera surmaturazione in pianta delle uve provenienti dai terrazzamenti collocati a 650 metri sul livello del mare, dona a questo vino buona struttura e gradazione alcolica.
Le note floreali si alternano armoniosamente a sentori tostati, mentre il palato gode anche qui di freschezza tutt’altro che debole.






AR.PE.PE
Via del buon Consiglio 4,
23100 Sondrio
Tel. 0342214120
www.arpepe.com
info@arpepe.com

 
 
 

lunedì 4 gennaio 2016

Jèma di Cesari


Jèma di Cesari: Corvina in purezza.

Jèma di Cesari, vino da Corvina in purezza che simboleggia il frutto più autentico e primigenio della Valpolicella vitivinicola. L’uva Corvina è storia nella campagna veronese e ancor di più è leggenda, nettare, vita, “pane” e tradizione di terra e di uomini.
Presente sin dal II secolo a. C. (il primo a descriverla è Plinio il Vecchio), la sua diffusione è raccontata con una delle più belle leggende del vino, dal sapore celtico, antico ed essenziale.
La favola dipinge una Valpolicella colma di uve bianche, presenti in ogni dove e talmente rigogliose da essere continuamente attaccate da voraci corvi. I contadini, stanchi di veder perdere significative parti del raccolto, iniziarono a cacciare senza quartiere i grandi passeriformi così da proteggere i dorati grappoli. Un vignaiolo però, trovando nel suo campo un corvo ferito, si mosse a pietà di lui e lo curò dandogli asilo nella propria capanna. Il corvo, a breve, si riebbe e condivise con l’uomo tempo, acqua e cibo, ma quando venne l’ora della partenza, al suo primo volo dopo la forzata convalescenza volteggiò prima sulle vigne del benefattore e poi su quelle di tutto il territorio circostante, compiendo un prodigio incredibile: trasformò tutti i grappoli bianchi in rossi, anzi quasi neri, donando loro quelle “ali” che avrebbero poi preso il nome dialettale di recie. Da quel giorno l’uva si chiamò Corvina.
Mettendo da parte le leggende il vitigno non trova altri luoghi d’elezione se non la Valpolicella anche se nel tempo è stato sempre oscurato dai vini che ha contribuito a realizzare: Amarone, Recioto o più semplicemente Valpolicella. Si capisce ancor meglio quindi il nome di gemma che Cesari ha dato al proprio vino da Corvina in purezza, nettare unico, frutto della terra e della natura. A livello di gestione agronomica le uve del Jèma sono caratterizzate da una deciso diradamento dei grappoli al tempo dell’invaiatura, azione che consente una decisa concertazione di estratti, aromi ed elementi nei rimanenti grappoli. Ma questo non basta perché dopo la vendemmia, generalmente a fine ottobre, gli acini subiscono un appassimento per 20 giorni, pratica ben sopportata da un’uva che sembra tagliata per tale tecnica (buccia resistente, grappoli spargoli ecc.) e che concentra viepiù le sostante accumulate durante il periodo di maturazione. Una volta in cantina poi, dopo la fermentazione alcolica, il vino matura per 18 mesi in legni di varie capacità e affina in vetro per almeno 6 mesi prima di essere commercializzato.
Il millesimo 2010 (13,5% vol e 18 euro in enoteca) è denso nel calice, rubino e concentrato. L’olfatto è un ventaglio di sensazioni varietali e territoriali: amarene in sciroppo, prugne secche, gelso nero, tostature di cacao e caffè, cenni di pepe, nocciole, legni balsamici e sottili percezioni di humus a formare un insieme vivace e goloso al contempo. Coerente il sorso, elegante, dai tannini sottili e ben polimerizzati, struttura adeguata ma mai “pletorica”, sapidità presente e freschezza sempre sufficiente.
I ritorni sono coerenti con la via diretta, fruttati, tostati, speziati e persistenti. Insomma un vino da godere, ringraziando sempre quel corvo che cambiò colore alla Valpolicella. 

Cesari
Loc. Sorsei, 3
37010 Cavaion Veronese (VR)
Tel. 030 9925811
www.cesariverona.it
info@cesariverona.it

Recioto Cantina Valpolicella Negrar

Recioto Cantina Valpolicella Negrar
 
Rosso, passito, dolce, un vino emozionale che per le sue caratteristiche organolettiche non trova paragoni. È il Recioto, il vino tipico della tradizione veronese, messo oggi in secondo piano dal ben più noto Amarone, di cui però si può considerare a tutti gli effetti padre.
 
 

Una pratica millenaria la produzione di vino qui in Valpolicella, che inizia nel VII secolo a. C. quando gli Etruschi portarono la coltivazione della vitis vinifera. Da allora, in queste terre si è sempre prodotto vino. In età romana, il vinum Rhaeticum, era il preferito dall'imperatore Augusto e veniva descritto da Plinio, come tipico della zona e declamato da poeti come Virgilio e Marziale; nel 500 d. C. Cassiodoro, Ministro del re Teodorico, selezionava per lui i vini da tutta Italia e dalla Valpolicella portava l’Acinatico, il preferito dal sovrano. Retico, Acinatico per poi diventare nello scorso secolo Recioto; un nome tipicamente veneto che deriva da recia cioè orecchio, perché per la produzione di questo vino veniva usata la parte migliore dei grappoli, la superiore, quella più ricca di sostanze zuccherine, le recie appunto. Agli inizi del Novecento la povertà dilagava da queste parti e non c’era molto di che nutrirsi, così questo concentrato di zuccheri ed estratti veniva usato come medicamento in caso di malattie debilitanti o dato alle puerpere per far loro recuperare le forze.

Qui in Valpolicella i vitigni autoctoni sono davvero tanti: la Corvina, protagonista indiscussa di questi meravigliosi vini ma anche Corvinone, Rondinella, Molinara, Oseleta; sono solo alcuni degli uvaggi previsti dal disciplinare e, in proporzioni diverse, creano lo stile di ogni singola azienda. Recioto ed Amarone nascono da queste stesse uve e da un'unica  vendemmia, fatta selezionando in vigna i grappoli migliori, posti in appassimento per circa quattro mesi per poi passare alla pigiatura ed alla fermentazione. È quando il grado alcolico raggiunge i 12 - 13 gradi che la fermentazione di quello che diverrà Recioto viene interrotta mentre per l'Amarone proseguirà fino all'esaurimento degli zuccheri. Ed è alla Cantina Valpolicella Negrar, una realtà consociata che raccoglie 230 soci, con terreni in ognuna delle vallate classiche, che è possibile degustare tutte le varie declinazioni del Recioto: dalla versione spumantizzata, metodo Charmat, alla Classica, prodotta con solo passaggio in acciaio, fino alla versione affinata in legno; tutti da sperimentare con abbinamenti per contrapposizione: con i dolci danno il meglio di loro certo, ma a tutto pasto, con accostamenti mirati, possono davvero stupire. La chicca da non perdere è Amando, un Recioto Ammandorlato dove Ammandorlato sta per amaro. Un grado alcolico un po' più elevato per una complessità di aromi intensi e avvolgenti di frutta rossa passita ed una nascosta venatura dolce-amara a chiudere; un vino che si potrebbe paragonare al Porto e che come il Porto può essere la perfetta conclusione di una cena originale. Non solo Amarone quindi in queste dolci colline veronesi.


Cantina Valpolicella Negrar
Via Ca’ Salgari, 2
37024 Negrar (VR)
Tel. 045 6014300
www.cantinanegrar.it
info@cantinanegrar.it