giovedì 29 dicembre 2016

Barolista


La tradizione non è mai mummificata, sempre aperta al nuovo, ma legata alle radici con il passato.

Il Nebbiolo coniuga in sé le due anime del grande vitigno di Langa: quella austera e intransigente e quella comunicativa e suadente.
 
Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza.
(Ernesto Guevara, meglio conosciuto come El Che)
 
Invecchiando io rivelo il mio carattere, non la mia morte. Bisognerebbe proibire la chirurgia cosmetica e considerare il lifting un crimine contro l’umanità, per il bene dell’umanità stessa.
(James Hillman, La forza del carattere)

 
BARTOLO MASCARELLO.
CAPPELLANO 1870.
 
I Patriarchi del Barolo tradizionale.
Il testamento del Barolo.
Il Barolo punto e basta.
Vino al Vino. D'Istinto.
 
Barolo di Bartolo Mascarello annata 2005. Millesimo fine, sottile. Annata piovosa e piuttosto fredda, ad undici anni dalla vendemmia ci regala un esemplare buonissimo, caldo, avvolgente e profondo, di anima e di nuvole.
 
Barolo Chinato di Cappellano. Sul finire dell'800 quando Giuseppe Cappellano, fratello di Giovanni (bisnonno di Augusto) farmacista di Serralunga d’Alba con bottega a Torino, mise a punto la ricetta originale del Barolo Chinato, proponendo come “lenimento medicamentoso e antimalarico” quello che presto sarebbe diventato uno dei classici dell’enologia italiana. Nato da ricetta mistica e dall'idea di associare i caratteri terapeutici del vino (alcol e tannini) con l'estratto di chinino già conosciuto nella tradizione farmaceutica europea del tempo. Il procedimento per la sua preparazione è noto – al Barolo già invecchiato si aggiungono estratto di china calissaia miscelata con altre erbe aromatiche, zucchero e alcool – mentre l’elenco delle spezie utilizzate per l’aromatizzazione resta segreto. Oggi è Augusto Cappellano che custodisce la preziosa ricetta tramandata segretamente di generazione in generazione ed avuta dal padre Teobaldo detto Baldo.
 
L'incontro tra vino e spezie garantisce un'armonia di profumi e gusto rendendo l'essenza  una delle più straordinarie sinergie del palato con una persistenza interminabile; un vino seducente come pochi altri, in grado di reggere un abbinamento quasi impossibile come quello con il cioccolato fondente. Il Bonet al cioccolato è la morte sua. Equilibrio dolce e amaro.