venerdì 30 ottobre 2015

Champagne Luois Roederer


Rosé Vintage 2007 permeato da grande charme. È prodotto con circa il 65% di Pinot Noir e il 35% di Chardonnay e una proporzione del 20% di vini vinificati in botti di legno. La cuvée viene fatta maturare sui lieviti per 4 anni in media ai quali si aggiunge un riposo di almeno 6 mesi dopo la sboccatura.
Tutto il Pinot Noir proviene da Cumières ed  è vinificato in rosa ottenuto da macerazione corta chiamato metodo Saignée o salasso (sottrazione della parte colorata da una vinificazione in rosso senza raspi). Questo metodo “ancestrale” dona allo Champagne un maggiore carico di colore risultando a volte più affascinante. Il Pinot Noir apporta la forza al gusto, la struttura e la consistenza al palato. Lo Chardonnay è il merletto dello Champagne, apporta invece finezza. Qui, infatti, ritroviamo una spasmodica ricerca di equilibrio tra sapidità e morbidezza e tra delicatezza e forza di durare nel tempo.
La flûte risplende della luce del sole al tramonto quando l’ora sincera è un po’ crudele, lasciando ricordi ancora lucidi e colorati. I pavé di bollicine brillano e rosseggiano così immersi in quel tramonto. Al naso aleggia una danza di sensazioni di Créme de cassis, piccoli frutti rossi e terra bagnata su pane integrale tostato. Al palato ci sono leggiadria e potenza; una carezza e uno schiaffo, stretti, uniti per sempre in un finale sterminato. Il secondo sorso non avviene subito, si è immersi ancora nel momento appena trascorso; si sta ancora assaporando l’istante incerto del tempo fluido di questo tramonto cercando di dargli una collocazione di assolutezza. Ecco l’evanescenza che avanza, la concretezza che diventa illusione e si tinge di mille sfumature di rosa quando poi lo si abbina a del Jamòn ibérico de Bellota. Se fosse una canzone sarebbe “La vie en Rose” cantata dalla voce più contemporanea di Elena Roger che ha interpretato in modo sublime l’icona Piaf. Alcuni versi di Baudelaire contribuiscono al piacere che regala questo rosé: “Ma che importa l’eternità della dannazione a chi ha trovato, in un secondo, l’infinito del piacere”. Santé.
Champagne Louis Roederer
21 Boulevard Lundy
51100 Reims, Francia
Tel.0033 (0)3 26404211
www.louis-roederer.com

venerdì 2 ottobre 2015

Raboso del Piave Azienda Cecchetto



Il Raboso del Piave è un vitigno autoctono del Veneto antichissimo con radici che affondano le proprie origini nei secoli fino ad arrivare al 1600 ed è un vitigno scorbutico, difficile da domare e poco accondiscendente con i gusti comuni. Una volta il Raboso era un vino duro, sgrassava il palato, “rabbioso”, appunto, com’era definito anticamente e da qui probabilmente l’etimologia del nome perché era un vino molto acido. Oggi grazie a un numero di vignaioli che credono nelle potenzialità del vitigno unito alla particolarità del territorio, si sta valorizzando il Raboso vestendolo di nuova luce, ingentilendolo, creando un prodotto più easy, sempre dinamico con la sua decisa freschezza ma fruttato e più morbido e molto longevo.
 
Giorgio Cecchetto ama la ricerca e la sperimentazione ma ha anche un profondo rispetto per la tradizione e così tra passato e futuro nella sua cantina oltre al Merlot, Carmenère, Cabernet Sauvignon, Manzoni Bianco, Pinot Grigio e Prosecco, si possono assaggiare diverse prove, versioni ed esperimenti riguardanti il Raboso del Piave. Questo vitigno con l’azienda Cecchetto è in continua evoluzione, declinato in diverse tipologie, dalla versione tradizionale Raboso Piave a quella più lavorata del Gelsaia, per poi passare a quella spumantizzata del Metodo Classico Rosè, fino ad arrivare alla versione passita. Questo “cavallo di razza” ha sempre avuto delle potenzialità e già alla fine degli anni novanta l’azienda ha iniziato ad appassirne una parte per cercare di smussarne gli spigoli. Ecco che nasce il Gelsaia, un vino intrigante da lungo invecchimento, gentile, morbido, succoso e profumatissimo nell’esprimere il suo respiro. Dal 2011 è una Docg con la nuova denominazione Piave Malanotte che prevede la percentuale delle uve appassite in fruttaio che possono variare da un minimo del 15% a un massimo del 30%.
 
Il Gelsaia con il 2011 è alla nona annata ed è prodotto solo nelle annate migliori in cui il Raboso ha raggiunto l'eccellenza espressiva. Nel calice si muove denso e impenetrabile, dal colore rubino vivido. Profumatissimo di leggerezze fruttate, intrigante nel proporti ciò che realmente è: bellezza e voluttà. Humus, confettura di visciole e gelsi, amarena sotto spirito, liquirizia e tabacco dolce. La dolcezza immediata è stemperata da una decisa acidità e da un tannino presente e rugoso ma mai invadente che accompagna un sorso felice in una lunga persistenza fruttata. Indimenticabile.