Dal 1984 l’azienda Moser produce un metodo classico Trento Doc con il nome 51,151 in onore e in ricordo di quel record che segnò la storia ciclistica mondiale. Un Trento Doc dove sono racchiuse la professionalità, la passione e lavoro di una grande famiglia. L’azienda agricola Moser nasce nel 1979 su iniziativa di Diego e Francesco Moser impegnati da sempre nella coltivazione di vitigni di proprietà in Valle di Cembra. Una storia dunque di tradizione contadina quella della famiglia Moser tra i vigneti del Trentino che risale dagli anni ’50 e che la vede oggi alla terza generazione. Nel 1987 Francesco Moser, terminata la sua straordinaria carriera ciclistica, decise di acquistare il Maso Villa Warth a Gardolo di Mezzo, antico podere vescovile nelle vicinanze di Trento, per stabilirvi la nuova sede dell’azienda che fino allora era a Palù di Giovo, luogo che vide i suoi natali. Qui oltre alle superfici vitate interamente rinnovate, fu costruita la nuova cantina che oggi è gestita dai figli Carlo e Francesca e dal nipote Matteo. La proprietà è costituita da 25 ettari di cui 10 di vigneto e 15 di bosco. L’esposizione a sud est, la composizione calcarea dei terreni e “l’Ora del Garda” che ogni giorno d’estate si forma sull’omonimo lago e sale verso nord, fanno di questo luogo un ambiente unico per la coltivazione dei bianchi aromatici e delle basi spumante.
Il vitigno principale di questo splendido Spumante 51,151 Brut é lo Chardonnay (90%) assemblato con il Pinot Nero (10%). Una parte (circa il 20%) viene vinificata in botti di legno. Il prodotto è poi affinato in bottiglia per 30 mesi; il campione in degustazione con sboccatura Ottobre 2012 presenta un incarnato dorato e un perlage persistente e minuto. Al naso si esprime con carattere e vitalità nei sentori di cedro, di pompelmo, mela e nei richiami di tostatura fresca. Pungente il velo di salvia e timo. L’assaggio è vigoroso, vibrante con una decisa impronta agrumata ma con un corpo ben tornito e un ottimo equilibrio. Vino coerente nel ricordo e nell’anima. In tempi odierni è giusto concedersi certi piaceri organolettici proprio con queste “bollicine” trentine, deliziando così il palato come allora la vista fu deliziata da quella storica corsa in bicicletta.