I cosiddetti “orange” appartengono ad una categoria non ancora riconosciuta
ufficialmente come tale, entrata pare a far parte dell’universo enoico del
nostro Paese da una decina di anni, ottenuta con tecniche di vinificazione
legate a vecchie tradizioni contadine o prese in prestito da altri Paesi.
Ma di cosa si tratta?? sono vini bianchi fermentati e affinati
sulle bucce, perciò definiti qui da noi “macerativi” e all’estero, appunto, “orange”.
Praticamente un produttore dalle stesse uve con cui
magari produce un “classico” vino bianco ottiene un vino totalmente diverso
affidandosi ad una tecnica produttiva altrettanto diversa.
Come sempre ci sono i favorevoli e i contrari,
questi ultimi ritenendo in particolare che la macerazione appiattisca tutte
quelle peculiarità che vengono conferite al vino dal terroir di provenienza e/o
dal vitigno.
Di fatto con quella che risulta essere una
“vinificazione delle uve bianche in rosso”, vale a dire con un contatto più o
meno lungo delle bucce col mosto in fermentazione, si ottengono dei vini
decisamente diversi da quelli che conosciamo abitualmente, in particolare dei
vini con una componente acida decisamente ridotta.
Ancora poco
usuale, questo tipo di vinificazione è stato reintrodotto dai produttori di
Ribolla Gialla in Friuli ma anche da altri produttori della nostra
penisola, dall’Emilia Romagna, alle Marche, dalla Liguria alla Sicilia.